Anna e Martina, Viaggio Trekking al Campo Base dell'Annapurna
Qualche cenno su una delle popolazioni simbolo dell’Himalaya del Nepal
Il racconto del viaggio in Nepal con il trekking al Campo Base dell'Annapurna delle nostre due viaggiatrici Anna e Martina.
"Tutto il nostro viaggio è nato da un sogno che io ed Anna avevamo in comune, a distanza di migliaia di km. Lei era in Australia, per provare a vivere un po' all'estero studiando e lavorando.
Però entrambe avevamo nel cuore il Nepal...era un sogno, e sapevamo che prima o poi dovevamo realizzarlo. E farlo assieme era il massimo. Entrambe appassionate di montagna, di trekking, di fatiche e di gioie.
Ci siamo sentite, e abbiamo iniziato a contattare un'agenzia, il Verticalife. In così poco tempo (solo due settimane, non potevo avere più ferie...) dovevamo fare un viaggio cercando di perdere meno tempo possibile, in cui tutto fosse organizzato.
E cosi, arriva anche per me il giorno della partenza. Emozionata, nell'affrontare un viaggio così..da sola. Certo, perchè non avevo mai preso un volo così lungo prima d'ora...sola. E' un'esperienza che mi ha fatto capire che dovevo contare solo su me stessa, e che ce la potevo e dovevo fare.
Arrivo a Kathmandu il 10 aprile verso sera, esco dall'aereoporto, e vengo letteralmente assalita da taxisti, da persone che vogliono volerti solo per guadagnare qualche dollaro di mancia per vivere. Il sole stava già scendendo, su quella città così polverosa. Finalmente trovo quella che poi sarà la mia guida per tutto il trekking, o meglio lei trova me!!
Mi accompagna nell'hotel a Kathmandu dove passo la notte. Che emozione, bussare a quella porta della camera...e ritrovare Anna dopo ben due anni che non ci vedevamo!! Che commozione. E quante cose dovevamo raccontarci...
Il mattino dopo partiamo di buon'ora verso le sei. Prendiamo dal centro di Kathmandu un autobus che ci porterà fino a Pokhara, da dove (precisamente da Damphus) iniziamo il nostro trekking. Fin da subito si presentano scalinate infinite da percorrere, di quelle che ti tagliano le gambe se non si è abituati.
Però ad ogni passo un emozione. Il primo giorno camminiamo circa un'ora e mezza per arrivare alla prima guest house. Doccia, relax, e una bella dormita.
Il mattino dopo facciamo colazione e ripartiamo alla volta di Landruk (1640m). Le colazioni, lungo i primi villaggi, sono ancora abbastanza tradizionali. Puoi trovare pane, marmellata, pancakes, ma anche uova, patate, porridge....alla fine il cibo e soprattutto l'acqua non sono stati un problema, come invece temevo.
Per strada incontriamo quasi sempre, anche andando verso gli altri villaggi, bambini. Ti seguono scalzi, domandano soldi e cioccolato, hanno fame, sono poveri. Per rispetto, si dovrebbe chiedere di fotografare gli abitanti del posto. Da qui iniziamo a vedere i primi terrazzamenti, che ricoprono entrambi i pendii della valle. Vengono coltivati in maggior parte riso, ma anche lenticchie e miglio.
Con questo trekking risaliamo tutta la valle del Modi Khola, tagliata a metà dal fiume omonimo. Noi, saltiamo letteralmente da un fianco all'altro della valle, addentrandosi sempre di più nel cuore del comprensorio dell'Annapurna passando fra umide foreste e brulle radure.
Sono luoghi eccezionalmente selvaggi, di una Natura così spontanea, che io veramente ci ho lasciato il Cuore.Ci circondano piante di rododendri e scimmie che saltano da un ramo all'altro. Le persone che incontro lungo il cammino sono così semplici e genuine, ti regalano sempre un sorriso, un abbraccio, anche se sono vecchie e stanche. Le vedi camminare, in ciabatte, spostandosi da un villaggio all'altro con gerle piene di fogliame o gabbie piene di polli. E ti senti così "imbarazzato" perchè tu, turista, arrivi con i tuoi scarponi così tecnici e con tutte le comodità del nostro mondo.
Con questo trekking risaliamo tutta la valle del Modi Khola, tagliata a metà dal fiume omonimo. Noi, saltiamo letteralmente da un fianco all'altro della valle, addentrandosi sempre di più nel cuore del comprensorio dell'Annapurna passando fra umide foreste e brulle radure. Sono luoghi eccezionalmente selvaggi, di una Natura così spontanea, che io veramente ci ho lasciato il Cuore.
Ci circondano piante di rododendri e scimmie che saltano da un ramo all'altro. Le persone che incontro lungo il cammino sono così semplici e genuine, ti regalano sempre un sorriso, un abbraccio, anche se sono vecchie e stanche. Le vedi camminare, in ciabatte, spostandosi da un villaggio all'altro con gerle piene di fogliame o gabbie piene di polli. E ti senti così "imbarazzato" perchè tu, turista, arrivi con i tuoi scarponi così tecnici e con tutte le comodità del nostro mondo.
Saliamo ancora, da Landruk verso Chhomrong (2170m) seguendo tutto il corso del fiume, attraversando ponti sospesi più o meno lunghi e foreste. Proprio nel bel mezzo della foresta, la nostra guida ci dice che c'è la possibilità di andare a visitare le hotspring, "piscine" termali nella località di Jinu Dandha.
In realtà sono delle sorgenti di acqua calda che sgorgano dalla terra e lì hanno ricavato tre vasche non molto grandi dove l'acqua doveva essere di tre temperature diverse, ma in realtà era uguale in tutte. Così ci siamo fatte il bagno, con tanto di doccia prima di entrare, come nelle nostre piscine! Fuori caldo...e noi dentro l'acqua calda! E' stato piacevole, una pausa relax anche per i nostri piedi.
Riprendiamo a camminare, raggiungiamo dopo vari saliscendi il villaggio di Chomrong. Il mattino dopo iniziamo ad intravedere i primi profili dell'Annapurna South,dell'Hinchuli e del Machapuchare. Quest'ultima viene considerata una montagna sacra, motivo per cui non si può salirla.
Il mattino dopo, di buon'ora, ripartiamo alla volta della tappa quasi finale, il Machapuchare Base Camp. E' una tappa particolarmente lunga, quasi 7 ore di cammino, e si inizia anche a salire di quota fino ad arrivare ai 3700m.
Oltrepassiamo villaggi sempre più piccolini, come Himalaya, Deurali, fiumi, ponti sospesi, alcuni più corti fatti di soli tronchi, e iniziamo a trovare anche i primi santuari. Delle piccole casettine in sasso tutte adornate di colorate bandierine, e fulard bianchi, tipici nepalesi portafortuna. Più saliamo, più il paesaggio cambia. lentamente queste verdi foreste lasciano spazio alla valle così selvaggia. Saltiamo da un fianco all'altro della valle, fra vari saliscendi, per poi seguire totalmente il corso del fiume. Intorno a noi, pareti così vertiginose dalle quali scendono innumerevoli e lunghe cascate con una potenza fortissima. E mi sento così piccola e impotente, di fronte a tutto questo... da qui, iniziamo ad entrare veramente nel vivo dell'Annapurna.
Passo dopo passo, lentamente, mi avvicino a questo "gigante di ghiaccio," ma il cielo inizia a scurirsi, si copre in poco tempo di nuvole...ed inizia a piovere. Con il meteo, devo dire che siamo state veramente molto fortunate, camminavamo col bel tempo, ci riposavamo con il brutto! Per fortuna eravamo già arrivate al MBC, e dopo essersi sistemate con una doccia più fredda che calda, ceniamo con un piatto di Dal Bhat, tipico piatto nepalese a base di riso e verdure, crude o cotte, e brodo. Quassù fa veramente freddo, la stanchezza si fa sentire, il viso che sfoga, le gambe stanche...ma la felicità e la soddisfazione sono nel Cuore, e ripagano di ogni fatica fatta.
L'ultimo giorno di salita all'Annapurna Base Camp (4200m) è arrivato. Ci prepariamo, dopo colazione. Oggi è sicuramente meno impegnativo di ieri, il sentiero è un po' più piano, e soprattutto non ci sono i famosi scalini che ci hanno accompagnato per tutto l'avvicinamento! Sopra di me, il cielo ancora coperto di nubi, sotto di me, terra e sassi, ma non molta neve. Pensavo, vista la quota, di trovare tratti di vero e proprio ghiacciaio, invece abbiamo attraversato solo una lingua di nevaio.
Attorno a me, solo rumori di sassi, di valanga lassù in alto, di frana...e l'Annapurna, il Gangapurna, il Machapuchare..uno vero spettacolo. Arriviamo al campo base con le nubi, e puntualmente inizia a piovere verso sera.
Ma il mattino dopo, c'è un alba mozzafiato. I primi timidi raggi del sole che entrano illuminando la punta dell'Annapurna, e del Machapuchare. Resto lì, in contemplazione, pensando che veramente questa volta ce l'ho fatta.
Provo una sensazione di incontenibile felicità, di libertà, di commozione. Molti sentimenti si muovono in me, li prendo per mano, e li accompagno sempre più in alto...
Al campo base incontriamo anche alcune persone da Valdagno, un paese vicino al nostro, la casualità!
Iniziamo a scendere. Quasi 2000m di dislivello. E' stato da piangere. Questa tappa, è stata dura, dall'ABC a Sinuwa.
Il Nepal ha certamente il suo fascino, ma sicuramente non è una terra per tutti...Le gambe iniziano a far male, soprattutto i polpacci... Scendiamo per la stessa via di salita, facendo però alcune variazioni e fermandoci sempre in un villaggio diverso rispetto a quello dell'andata. Visitiamo pure un paio di scuole.
Arriviamo a Pokhara, prendiamo un autobus e un taxi che ci portano fino all'albergo. Ci sistemiamo, noleggiamo le biciclette e iniziamo a girare la città, e la periferia pedalando lungo il lago. Il paesaggio cambia, e anche il cielo, in città è sempre grigio, e l'aria così polverosa e irrespirabile (almeno a Kathmandu).
Noleggiamo pure una canoa, attraversiamo il lago, e dopo 40 min di camminata arriviamo alla stupa che volevamo visitare. la stupa è un tempio, posto sulla sommità di una collina. Per potervi accedere bisogna togliersi le scarpe, in segno di rispetto. Questo era di forma rotonda, e girandoci attorno c'erano tutte le statue degli dèi buddisti.
Abbiamo trascorso gli ultimi due giorni a Kathmandu, visitando Swayambhunath (tempio delle scimmie), e girando un po' per la città. Una città caotica e polverosa, però ricca di storia, di giardini, nella quale purtroppo puoi ancora vedere i segni vivi del terremoto. Edifici pericolanti, cumuli di macerie e sassi lungo le strade...
E' una città dai mille colori, dove la gente vuole venderti tutto per poter guadagnare qualcosa, ove non esistono regole,macchine e moto tutte assieme in due o più direzioni diverse. Multietnica e profumata di spezie, ne trovi dappertutto e di tutti i tipi. Ma esistono anche i cumuli di rifiuti per le strade, o addirittura nel fiume.
Questo viaggio, mi ha fatto capire molte cose, ma soprattutto, e ora ci credo veramente ancora di più, che il vero viaggio di scoperta non sta nel visitare luoghi nuovi, ma saper guardare al mondo con occhi diversi, sapendo cambiare così il punto di vista.
Solo da qui, possiamo partire per un cambiamento interiore, guardando al mondo da un'altra prospettiva.
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